Kom Madi

Tra il 1977 e il 1978 gli scavi a Kom Madi, situata a circa un chilometro da Medinet Madi, nel Fayum, restituirono fra gli altri edifici interessanti una cappella di culto dinastico. La cappella, edificata con mattoni crudi, è importante per le scene delle pitture murali eccezionali e senza paralleli finora, che ornano le pareti della corte e del sacello, da datare verso il I secolo a.C. Le pitture della cella sono tipicamente egiziane, e mostrano sul fondo Osiri, affiancato dalle dee Isi e Nefti, al di sopra di una cliné in mattoni crudi e di un altare; la figura di un officiante e quella dell’allevamento dei sacri Ibis Di Thot, nutriti da un addetto (ibioboskos); la presentazione del titolare della cappella di culto davanti a varie divinità egiziane.

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I muri della corte sono ornati con pitture di tematiche molto originali, in stile greco-egizio; a destra della porta, il Libatore che versa vino sopra un altare a corna inghirlandato, mentre un officiante esegue il sacrificio di un toro rosso; a sinistra della porta, il tema della vittoria del faraone-Horo sul nemico; sulla parete est della corte, il cocchio della divinità solare trainato da pantere alate all’inseguimento di animali del deserto, una gazzella e un’antilope; una parata militare che accompagna un personaggio eminente, che indossa una lunga veste ornata di ricami e pietre preziose; la scena era dipinta su un muro trovato caduto, i cui frammenti, accuratamente ricomposti, hanno permesso di ricostruire i due registri della pittura nella quasi totalità.

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La veste “orientale” della figura, la testa cinta da diadema, il volto e lo sguardo levati in alto, permettono di proporne l’identificazione con Alessandro Magno, al quale la cappella può essere stata dedicata per un culto macedone, eroico e dinastico, voluto dai tolomei. Oltre alla cappella di culto dinastico, sono stati riportati alla luce un tempio per Anubi, un “Anoubieion” e una cappella che un’iscrizione demotica identifica come dedicata a Imhotep, dio della medicina e venerato dai greci come Asclepio.