Medinet Madi

Il tempio di Medinet Madi fu portato alla luce tra il 1935 e il 1939, cioè fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, da Achille Vogliano. Lo studioso milanese scoprì l’unico tempio di culto del Medio Regno conosciuto finora in Egitto, completo di testi e di sculture, incapsulato e conservato negli ampliamenti fatti durante il periodo tolemaico e romano a sud e a nord della struttura originaria. Il piccolo tempio fu fondato insieme con la città di Gia dal faraone Amenemete III nel II millennio a.C., nel quadro delle misure prese dai sovrani del Medio Regno per accrescere le risorse agricole nel Fayum. Il tempio era dedicato a Renenut, la dea Cobra, signora delle messi e dei granai e protettrice del faraone, che fu poi assimilata in epoca tarda con la dea Isi sotto il nome di Isi-Thermuti. Il nome della dea dette origine al toponimo Narmouthis “La città di Renenut” in uso durante l’epoca greco-romana. Nel culto Sobek, il dio coccodrillo signore del Fayum, era associato al Cobra Renenut, la “Renenut vivente di Gia”, come la chiamano i testi geroglifici di Medinet Madi. Amenemete III e il suo successore Amenemete IV sono rappresentati in bei rilievi sui muri del tempio che comprende una ipostila con due colonne e una sala trasversale con tre celle.

Durante l’epoca tolemaica, probabilmente sotto Tolomeo Soter II, furono aggiunti tre cortili, un vestibolo e un altro tempio appoggiato sul lato nord; l’insieme è circondato da uno spesso ed alto muro di mattoni crudi con un grande portale a sud e uno a nord. Sugli stipiti dell’ingresso della prima corte, Achille Vogliano trovò incisi i quattro inni in greco composti da Isidoro, un egiziano grecizzato, in onore di Isi Thermuti e del fondatore del tempio, Amenemete III. Un lungo dromos, o viale, fiancheggiato da sfingi, conduceva, oltrepassato l’enorme portale sud del temenos, a un chiosco. L’area oltre il portale nord, secondario, è stata modificata in epoca romana con l’aggiunta di una grande corte porticata o stoà (m 50 x m 30) di grande interesse archeologico. L’area del tempio coi suoi annessi è senza dubbio la parte più significativa. Ma molto resta da esplorare a Medinet Madi, che fornisce resti archeologici che vanno dal II millennio a.C. al tardo periodo cristiano. Nel settore copto, esplorato sistematicamente negli ultimi anni, sono state scoperte e rilevate ben dieci nuove chiese paleocristiane, a pianta basilicale, alcune di imponenti dimensioni, ricche di sculture; sono state trovate pagine di un codice in copto (VI secolo), ceramica, sculture in legno.