Zawyet Sultan

Il sito archeologico situato nei pressi del moderno villaggio di Zawyet Sultan, situato in Medio Egitto, sulla sponda orientale del Nilo, a circa 7 Km a sud dell’odierna città di el-Minya, conosciuto anche con il nome di Zawyet el-Maiyitin, Zawyet al-Amwat o Kom el-Ahmar, corrisponde all’antica città di Hebenu, la capitale del XVI distretto dell’Alto Egitto.

Zawyet Sultan si estende su un vasto pendio desertico, confinante a nord con il villaggio moderno e il cimitero mussulmano, ad est con le antiche cave di calcare, e continua a sud con la zona meglio nota come Kom el-Dik. Il nucleo principale dell’area archeologica comprende una piramide dell’Antico Regno, situata all’entrata del sito, e alcune tombe dell’Antico, Medio e Nuovo Regno scavate nella falesia rocciosa. Intorno alla piramide si trova un insediamento abitativo di epoca romana, al di sotto del quale sono state individuate numerose tombe a pozzo ed alcuni resti di mastabe, che in origine dovevano appartenere ai subalterni dell’élite sepolta nelle tombe rupestri.

Una breve storia delle esplorazioni

Il sito di Zawyet Sultan ha suscitato interesse fin dalla fine del XVIII secolo, quando i membri della spedizione napoleonica in Egitto visitarono l’area archeologica e ne inclusero un breve resoconto nella Description de l’Égypte. Anche la spedizione franco-toscana, condotta da Jean-François Champollion e Ippolito Rosellini, si fermò brevemente qui nell’ottobre del 1828. Nei Monumenti Civili Rosellini prestò particolare attenzione a due delle maggiori tombe rupestri di Antico Regno e ne rimase affascinato dalla bellezza del paesaggio. Tuttavia, la prima completa ricostruzione topografica, eseguita assieme alla riproduzione delle decorazioni parietali e delle iscrizioni delle tombe rupestri, si avrà solamente nel 1843 ad opera di Richard Lepsius.
I primi scavi archeologici veri e propri vennero eseguiti solo a partire dal 1912, quando a più riprese (1912, 1913, 1928-29, 1933) l’area fu indagata sistematicamente principalmente ad opera di Raymond Weill, concentrandosi esclusivamente sulle strutture principali del sito, come la piramide e le tombe rupestri. In tempi più recenti, Zawyet Sultan è stata oggetto di ulteriori studi ed indagini archeologiche (Patrizia Piacentini, Werner Keiser-Günter Dreyer, Barry Kemp). Tuttavia, il sito manca ancora di un’analisi approfondita che permetta di comprendere appieno come i monumenti e gli oggetti rinvenuti si relazionino tra di loro e con i resti dell’antica Hebenu.

La ripresa degli scavi

Nel 2014, Richard Bussmann e Gianluca Miniaci hanno sviluppato insieme il progetto di riportare nuova attenzione sui resti di questo sito archeologico creando una missione archeologica congiunta tra l’University College London (UCL), l’Università di Colonia, l’Università di Pisa, e il Ministry of Antiquities del Cairo, iniziando nuovi lavori di ricognizione nell’area. Gli obiettivi principali della missione comprendono la valutazione dello stato di conservazione dei monumenti conosciuti, l’identificazione e la datazione di nuove strutture e lo sviluppo di un futuro piano per la conservazione delle strutture architettoniche in situ. La missione del 2015 si è concentrata principalmente sulla survey topografica del sito, dedicando particolare attenzione alla piramide dell’Antico Regno, alla tomba rupestre del funzionario Khunes ed alla mappatura di un centinaio di tombe a pozzo sparse in tutta l’area archeologica. La piramide è una delle sette note in Alto Egitto, datata alla III dinastia. Tuttavia, a differenza delle altre piramidi, quella di Zawyet Sultan presenta un rivestimento esterno in blocchi politi di calcare. La tomba di Khunes della VI dinastia, con tre camere principali e tre pozzi rettangolari, era stata riutilizzata per sepolture intrusive tarde, come dimostrano le venti cavità a forma antropoide scavate all’interno degli spazi funerari. La ricognizione ha ottenuto risultati inaspettati che gettano nuova luce sulla storia finora poco conosciuta dell’antica Hebenu, come la scoperta di una necropoli, dataa alla III dinastia, grazie allo studio dei materiali ceramici rinvenuti in loco.